sabato 6 luglio 2013

sabato 15 ottobre 2011

L'estate del Ragionier Celea

Questa è la storia della mia estate appena trascorsa. Non sono io l'autore, ma un caro amico. Però potete scommetterci l'anima che avrei voluto raccontarvela esattamente così.

"Tenterò, in questo mio scritto, di ricostruire i fatti come realmente sono accaduti. Non sempre è semplice essere oggettivi quando si raccontano i fatti della vita. Molto spesso quello che raccontiamo è solo un lontano riflesso di quello che abbiamo visto e vissuto. Non in questo caso. Non era mia intenzione raccontare le gesta del Gianluca, non all’inizio. Un ragazzo normale, nella media, con un certo senso dell’humor. Questo mi appariva prima che tutto ebbe inizio circa un mese fa.  Saputo dell’arrivo del Gianluca in terra ligure, i cloni, plenariamente riuniti a Sestri Levante presso la dimora estiva della famiglia clonata, sorseggiavano della buona birra ntorno ad un tavolo apparecchiato a pizza. Proprio mentre il clone n.1 stava parlando, giunse il messaggio tanto atteso:  il Gianluca era in viaggio, sarebbe approdato con qualche ora di anticipo sulle spiagge della terra natia. Fu a quel punto che il clone n. 2 stappò la birra migliore e l’aria, sino ad allora immobile, prese a frizzare sbatacchiata di qua e di là dai canti di gioia dei cloni e delle rispettive copie conformi (fidanzate e mogli).
La Liguria non aveva nel frattempo modificato i proprii ritmi. Il ponente ligure, invero, proseguiva nella sua estate piuttosto fredda ed in tonalità di grigio, intervallata da sprazzi di estate piuttosto rari. Le ragazze ponentine sembravano approcciarsi mollamente all’agosto entrante come chi sale sul cubo per pochi euro a mostrare il sedere ed intorno a se vede solo adolescenti con l’appareccchio ai denti e le mani sporche di cioccolata. Io, nella mia qualità di clone organizzatore, convinsi la Dott.sa Denevi a portare il suo assistito in quel di Ventimiglia in modo che la sua vacanza ligure potesse giovare dell’arrivo del Gianluca. Era mia intenzione mostrare il meglio della mia città e quindi, come un perfetto ospite apparecchia sul tavolo la migliore argenteria per ricevere gli ospiti importanti, così io avevo sapientemente orchestrato il mix vacanziero. Utili innesti avevano preparato il luogo ove il Gianluca avrebbe potuto seminare e mietere. Tutto era pronto. Non ero pronto io, mi avvidi in seguito. Il Gianluca non era controllabile, era cresciuto nel fisico e nello spirito, dominava senza timore le spiaggie della riviera e le onde del Mar Ligure di giorno, i festini ed i locali di notte. Ma andiamo con ordine. Racconterò solo pochi episodi di quest’estate.
Un primo ricordo è legato alle spiagge. Ricordo un gruppo di giovani giocare a beach volley ed esibirsi in lanci acrobatici. In riviera, come in ogni altro luogo, non è buona pratica esibirsi a fianco di persone più brave. Per questo motivo non avevo ancora toccato palla per tutta l’estate. La paura di fare brutta figura mi fermava. Il Gianluca invece, steso l’asciugamano con sapiente calma, fece per prendere il pallone. Lo fermai:
- ..ma Gianlu…hai visto come giocano quelli?
- chi?
- eh, quelli! – dissi io, indicando il gruppo di acrobati. Sorrise lanciandomi la palla e dicendomi “seguimi figliolo”.
Non me lo feci ripetere. Come stregato da quelle parole, io ed un gruppetto di cloni ci facemmo corraggio e lo seguimmo, titubando, sul bagnoasciuga. Qui ebbe inizio lo spettacolo. Rovesciate, salti acrobati, piroette…era incredibile, non si fermava mai e, al tempo stesso, sorrideva ed infondeva coraggio in tutti noi. Il gruppo di giovani che prima occupavano l’intero litorale con i loro Ray-Ban, si era dapprima spostato e poi definitivamente allontanato in un’altra spiaggia. Una piccola folla si era radunata intorno a noi,  parlottando a bassa voce. Si era sparsa voce tra i bagnanti che qualcosa di straordinario stava accadendo su quella spiaggia ma nessuno osava avvicinarlo. Finalmente un bambino, armatosi di coraggio come solo i bambini possono fare, si avvicinò al Gianluca e, tirandolo per il costume gli disse “ma tu giochi a pallavolo come lavoro?”. Il Gianluca sorrise bonariamente, quasi schernendosi il volto, si girò, lo prese in braccio. La madre trattenne il fiato, volendo quasi intervenire, poi rimase ferma. Il Gianlu disse “magari figlio mio, magari…” e lo rimise a terra, accarenzandogli la testa. La madre in uno scatto lo riprese e lo riportò sull’asciugamano riimproverandolo “non disturbare più quell’uomo!!! Quell’uomo è un pirata…è il Corsaro Nero!!” 
Pochi giorni prima, sempre con la spiaggia come scenario, Federico era impegnato nello spiegare ai novellini le regole del Bang. Per chi non avesse avuto modo di frequentare case di cura, preciso che Federico è noto per la calma e la tranquillità con cui interagisce con gli esseri umani. Insomma, il Gianluca non aveva mai avuto occasione di giocarci ma nonostate la complessità del gioco, dopo pochi minuti era già padrone della situazione. Dispensava bang, evitava colpi, cambiava armi, metteva in prigione orde di malviventi mentre beveva birra dietro ad un barile di rum. Nulla poteva fermarlo. Eliminati 3 concorrenti era inesorabile, proseguiva nella sua strada di giustizia senza intoppi fino a cheprese a guardare dritto negli occhi Federico che, dapprima tentò di mantenere la solita calma, poi cominciò a sudare tentando di sostenere lo sguardo ed alla fine, frustratto dallo sguardo magnetico del Gianluca prese a gridare “TI SEMBRA IL TUO TURNO????”. Bang! – rispose freddamente Gianluca. E Federico cadde a terra sfinito, come morto, lasciando cadere le carte a terra.
Era impossibile batterlo.

Tutto quanto finora raccontato non rende giustizia al vero Gianluca. Il massacro di giovani donne avvenuto in queste zone in appena 15 giorni ha dell’incredibile. Ma andiamo con ordine. Racconterò pochi ma significativi episodi delle vacanze del Ragioniere. Armato della mia buona quantità di autostima me ne andai col ragioniere alla Berlecata. Il Gianlu era già in zona per un sopralluogo. L’eroe si vede anche dalle piccole cose, da come studia i particolari, i dettagli, da come prepara il luogo. Insomma, quando arrivai a Sasso tutto sembrava normale, esattamente come lo ricordavo. Questo perché il mio occhio, all’epoca inesperto, non vedeva. Non poteva vedere. Presi una birra e rimasi in attesa di incontrare il Ragioniere al luogo indicato intrattenendomi a parlare con un’amica di vecchia data. Il discorso sembrave tenere, nonostante la musica ad alto volume. Fu quando arrivò il Gianluca che le cose cambiarano. C……. (così si chiamava la ragazza) interruppe la conversazione di botto, cominciando a ballare in maniera sensuale intorno a me ed al Gianluca. Dopo qualche minuto cercai di far notare la cosa al Gianluca che per tutta risposta mi disse “chi???” portandomi più lontano, con lo sguardo di chi aveva capito perfettamente la situazione ma non era interessato. Pian piano, parlottando, ci avvicinammo ai Lost in Blues e solo lì capii: il ragioniere non voleva essere conquistato, voleva conquistare. Cominciò a quel punto a canticchiare insieme alla Band, aumentando pian piano il tono della voce ed il ritmo del movimento. Non so come successe. Ma dopo pochi minuti, io, di animo schivo e genericamente timido, ero lì a ballare, ad agitarmi scompostamente secondo quello che solo in seguito seppi essere “il ballo del ragioniere”. Le donne ci guardavano, seguivano il nostro ballo, sorridevano, ci imitavano. Il cantante smise di cantare, gianluca aveva rubato la scena e la musica non aveva più senso. Io lo scimmiottavo con scarsi risultati nella speranza che anche per me, quel ballo, potesse produrre lo stesso effetto sulle ragazze che intanto avevano formato una specie di hola. Gianluca a quel punto, rendendosi conto del pericolo a cui andava in contro, finì con l’ultima canzone e mi portò via. Di nuovo, almeno apparentemente, senza aver concluso nulla. Scendendo il vicoletto che porta alla piazza centrale il ragionere mi diede un’importante lezione di vita: ogni cosa, anche la più insignificante, può trasformarsi in qualcosa di magico. Conficcato nel muro, saldamente appeso, c’era un anello di metallo. In un attimo il Gianluca era lì, reggendosi dapprima con due braccia e subito dopo con una sola mano, che ballava in verticale su un muro. Di nuovo folla di ragazze, di nuovo attonite ed in stato di completa ammirazione. Una di esse si avvicinò e l’unica cosa che potei sentire mentre lei gli sussurravva parole nell’orecchio fu: quell’anello lo usavano per attacare gli animali feroci…fammi essere la tua tigre…roarrrrrrr.


Lui, di nuovo non curante delle attenzioni della folla femminile, scese dal muro e proseguì la serata. La serata andò avanti così per qualche ora. Nel riscendere, chiesi a Gianluca il perchènon avesse mai approfondito con nessuna delle pretendenti e lui, riponendo il cellulare nella tasca mi disse:
- le hai viste quelle 3 sorelle che ballavano con noi?
- eh si, carine…ma erano 3 sorelle, impossibile abordarle!
Sorriso del ragioniere – Domani vengono al mare con noi – disse tranquillo.
- eh ma…e le altre?
- beh vengono al mare anche loro!
- ma…ma…ma….anche la tigre???
- anche – disse sbadigliando.
Lo ammetto, quella sera ebbi l’impressione che stesse bluffando. Non era così.
Il giorno dopo, incuriosito, me ne andai al mare, tranquillamente. Quando arrivai in spiaggia, a tuttoprima non riuscii a trovare il gruppetto di amici, poi, guardando meglio, riconobbi Gianluca: era tra 6 ragazze, che, con la consueta calma, disponeva per bene l’asciugamano. Arrivato, completamente inibito dalla situazione e nel tentativo di togliermi dall’imbarazzo al più presto, dissi che sarei andato a fare due tiri a pallavolo in acqua. Gianluca, senza dire mi segui e, ad un mio tentennamento disse “lasciale lì, mi hanno aspettato per 35 anni, possono continuare…”. Passò più di un’ora, diedi uno sguardo e vidi da lontano le 6 ragazze che guardavano, come uccellini che aspettano il cibo, verso la zona dove stavamo giocando noi. Dissi a Gianluca quanto avevo appena rilevato e lui, per tutta risposta disse “hanno aspettato 35 anni e un’ora, possono continuare…”. Alla terza ora consecutiva di non calcolamento vidi da lontano le tipe che raccoglievano, deluse, le loro cose per andare via. Lo feci notare a Gianluca il quale, annoiato, prese la via della spiaggia per convincerle a restate. Almeno, questo è quanto mi sarei aspettato. AL contrario, il ragioniere diede loro il benservito (probabilmente, ma di questo non sono sicuro perché ero lontano, sbadigliando). Nei giorni successivi ricevette ancora degli sms con i quali gli veniva chiesto e richiesto di andare a vari festini. Quando loro andavano ad un festino, lui andava ad un altro. Mi disse: piuttosto che stare due sere con la stessa ragazza, ci vestiamo tutti da Garibaldini…

 
Di queste storie potrei raccontarne un’infinità ma il tempo stringe. Come quella volta che a Losanna lusingò una ragazza dandole della losanga. Piuttosto però che continuare con anedotti vari, vorrei concludere questo racconto con una perla di saggezza che il nostro ragioniere mi lasciò prima di ripartire per Forlì.

 “la vita è una pianella, c’è chi la schiaccia anche se non è snella”"

martedì 7 giugno 2011

Amore proverbiale

Mi è salito su un altro dubbio per quel che riguarda i modi di dire. Sono sempre più persuaso del fatto che di periodo in periodo il tirare l'acqua al proprio mulino sia la moda di questo o quel gruppo sociale.
Va bene, sono stato contorto. Ora mi spiego, come il classico tovagliolo sulla tavola, rotonda.
Per esempio "donna nana, tutta tana", quando l'orgoglio dei bassi... ok, politically correct, dei diversamente alti la fa da padrone. Quindi "donna alta, liscia come una Barbie"? Per non restare indietro, in Liguria i nanetti maschi hanno coniato l'analogo (parola che non significa "discorso sulle terga"): "Omo pecìn, tuttu belìn" che anche nel resto d'Italia non necessita di traduzione. I più tecnici hanno ridotto questo detto alla "regola della L" dove l'altezza è inversamente proporzionale alle dimensioni del pene. Si, ho detto pene, ma sono solo un ambasciator (e quindi piatto cone Ken, il compagno di Barbie. Ma etero come Big Jim).
Quello che però mi fa più specie è la palese discordanza tra "chi si somiglia si piglia" (rima italiana del tutto opinabile) e "gli opposti si attraggono"... Quasi a voler dire che "insomma quello che ti capita va sempre bene", da non star lì a chiedersi "ma è quella giusta, non è quella giusta" è il "principe azzurro", "è il cavaliere nero", "è bianca neve" e via, arrestati per spaccio.
Io sono conscio che là fuori ci sia la mia anima gemella, cioé gemella... magari non uguale uguale a me, spero almeno che abbia i capelli e che al massimo se li tagli per scelta... per le tette invece potremo anche somigliarci. In ogni caso non credo molto nel detto "chi dice donna, dice danno" più che altro sono dell'avviso che "anche se dici donne, non te la danno".

ll piacere

Raccogliere un fiore e sentirne il profumo, guardandoti negli occhi. Il piacere delle piccole cose.
Tenerti abbracciata cingendoti alle spalle e insieme guardare le onde del mare mosse dal vento disegnare motivi diversi sul bagnasciuga. Il piacere delle piccole cose.
Guardarti dormire  con il viso rilassato di chi si sente protetta e soffermarmi sui tuoi lineamenti delicati incredulo di poterti avere accanto. E' il piacere delle piccole cose.
Fare le facce più strane, farti il solletico, raccontarti le storie, solo per vederti sorridere perché quando lo fai il tuo viso si illumina e come un piccolo sole mi scalda la giornata. E' il piacere delle piccole cose.
Cara, non per sminuire le mie doti amatorie, ma è meglio che ti ci abitui.

domenica 17 ottobre 2010

Logica proverbiale

Sarò rapido per cui statemi dietro. Maschietti a distanza, grazie.
Mi sono messo a ragionare sulle dinamiche all'interno di alcuni proverbi che come un tetris vanno ad incastrarsi alla perfezione.
Si, non avevo niente di meglio da fare, ma d'altro canto è un pensiero che mi ha fatto sorridere e come sapete "il riso fa buon sangue".
Come dite? "Il riso abbonda sulla bocca degli stolti"? Touché, sono uno stolto.
Ma continuate a seguirmi, vi prego.
Se è vero che "buon sangue non mente" per la proprietà transitiva gli stolti non mentono e hanno problemi di coagulazione.
Ok, non era un'ottima battuta, ma fin qui il discorso fila, giusto?
Dopo ulteriori, attente, ricerche scopro che anche "il vino fa buon sangue".
Ne consegue che gli stolti ubriachi non mentono, giusto?
Quindi possiamo evincere che io in quanto stolto sia sempre sincero. Non da sobrio però.
Questo perché "in vino veritas"...

lunedì 6 settembre 2010

Ho trovato un cesso di parcheggio

...e, giustamente, di fianco al bidet...
Ma dico io: perché buttare un bidet nell'aiuola di un parcheggio, dietro un distributore di benzina e non dai cassonetti che sono lì vicino? Tra l'altro a 30 (trenta!) metri dal centro di raccolta differenziata che vi consente anche lo sconto sulla bolletta dell'igiene ambientale in base al peso! Certe cose non le capisco, Come non capisco le code a Spotorno. Ma lì almeno i bidet non c'entrano. O forse si?

sabato 4 settembre 2010

La palindroma Spotorno

Ho cercato. Finalmente.
Perché è un po' che lo dicevo e alla fine l'ho fatto. E' una di quelle cose che mi ero ripromesso e finalmente mi sono documentato. Un po' superficialmente certo, come fanno spesso gli informatici ai quali basta avere il concetto centrale, il nocciolo del discorso, ma mi sono documentato.
E ho scoperto che a Spotorno non c'è niente.
No, non è vero. C'è il mare. Come in tutti i restanti "trecentochilometrierrotti" di costa ligure.
A dire il vero c'è anche la pinacoteca. E una chiesa e due oratori (non chiedetemi perché, ho sempre creduto che chiese e oratori andassero in coppia, ma si sa che a noi liguri piace risparmiare). Ma la cosa migliore resta il mare. Come, dicevo, in tutti i restanti "trecentochilometrierrotti" di costa ligure. Tutt'al più ci puoi fare le passeggiate per i sentieri. Come in tutti gli altri comuni liguri dell'entroterra.
Allora chiudo Wikipedia, sorrido ironicamente tra me e me e dico: "Turista (con la T maiuscola in segno di rispetto perché vieni a spendere i tuoi soldini in Liguria), cosa cazzo mi fai fare la coda in autostrada all'uscita di Spotorno che non c'è nulla da vedere?". Perché ogni volta che vado in Liguria devo avere l'incubo delle code a Spotorno? L'ultimo viaggio di ritorno i pannelli elettronici recitavano "code tra Finale Ligure e Savona". Recitavano perché il loro lavoro di attori lo sanno fare bene. Mi hanno convinto. "Belìn", mi sono detto "code tra Finale e Savona, stavolta non c'entra Spotorno". Invece no. La Società Autostrade mi ha illuso. Sapete cosa c'è tra Finale Ligure e Savona? No dai, provate a indovinare! Bravi, Spotorno!!!!
Trovi coda sia all'andata che al ritorno, da ambo i lati nella palindroma Spotorno.