"Tenterò, in questo mio scritto,
di ricostruire i fatti come realmente sono accaduti. Non sempre è semplice
essere oggettivi quando si raccontano i fatti della vita. Molto spesso quello
che raccontiamo è solo un lontano riflesso di quello che abbiamo visto e
vissuto. Non in questo caso. Non era mia intenzione raccontare le gesta del
Gianluca, non all’inizio. Un ragazzo normale, nella media, con un certo senso
dell’humor. Questo mi appariva prima che tutto ebbe inizio circa un mese fa. Saputo dell’arrivo del Gianluca in terra
ligure, i cloni, plenariamente riuniti a Sestri Levante presso la dimora estiva
della famiglia clonata, sorseggiavano della buona birra ntorno ad un tavolo
apparecchiato a pizza. Proprio mentre il clone n.1 stava parlando, giunse il messaggio
tanto atteso: il Gianluca era in
viaggio, sarebbe approdato con qualche ora di anticipo sulle spiagge della
terra natia. Fu a quel punto che il clone n. 2 stappò la birra migliore e
l’aria, sino ad allora immobile, prese a frizzare sbatacchiata di qua e di là
dai canti di gioia dei cloni e delle rispettive copie conformi (fidanzate e
mogli).
La Liguria non aveva nel frattempo modificato i proprii ritmi. Il
ponente ligure, invero, proseguiva nella sua estate piuttosto fredda ed in
tonalità di grigio, intervallata da sprazzi di estate piuttosto rari. Le
ragazze ponentine sembravano approcciarsi mollamente all’agosto entrante come
chi sale sul cubo per pochi euro a mostrare il sedere ed intorno a se vede solo
adolescenti con l’appareccchio ai denti e le mani sporche di cioccolata. Io,
nella mia qualità di clone organizzatore, convinsi la Dott.sa Denevi a portare
il suo assistito in quel di Ventimiglia in modo che la sua vacanza ligure
potesse giovare dell’arrivo del Gianluca. Era mia intenzione mostrare il meglio
della mia città e quindi, come un perfetto ospite apparecchia sul tavolo la
migliore argenteria per ricevere gli ospiti importanti, così io avevo
sapientemente orchestrato il mix vacanziero. Utili innesti avevano preparato il
luogo ove il Gianluca avrebbe potuto seminare e mietere. Tutto era pronto. Non
ero pronto io, mi avvidi in seguito. Il Gianluca non era controllabile, era
cresciuto nel fisico e nello spirito, dominava senza timore le spiaggie della
riviera e le onde del Mar Ligure di giorno, i festini ed i locali di notte. Ma
andiamo con ordine. Racconterò solo pochi episodi di quest’estate.
Un primo ricordo è legato alle spiagge. Ricordo un gruppo di giovani
giocare a beach volley ed esibirsi in lanci acrobatici. In riviera, come in
ogni altro luogo, non è buona pratica esibirsi a fianco di persone più brave.
Per questo motivo non avevo ancora toccato palla per tutta l’estate. La paura
di fare brutta figura mi fermava. Il Gianluca invece, steso l’asciugamano con
sapiente calma, fece per prendere il pallone. Lo fermai:
- ..ma Gianlu…hai visto come giocano quelli?
- chi?
- eh, quelli! – dissi io, indicando il gruppo di acrobati. Sorrise
lanciandomi la palla e dicendomi “seguimi figliolo”.
Non me lo feci ripetere. Come stregato da quelle parole, io ed un
gruppetto di cloni ci facemmo corraggio e lo seguimmo, titubando, sul
bagnoasciuga. Qui ebbe inizio lo spettacolo. Rovesciate, salti acrobati,
piroette…era incredibile, non si fermava mai e, al tempo stesso, sorrideva ed
infondeva coraggio in tutti noi. Il gruppo di giovani che prima occupavano
l’intero litorale con i loro Ray-Ban, si era dapprima spostato e poi
definitivamente allontanato in un’altra spiaggia. Una piccola folla si era
radunata intorno a noi, parlottando a
bassa voce. Si era sparsa voce tra i bagnanti che qualcosa di straordinario
stava accadendo su quella spiaggia ma nessuno osava avvicinarlo. Finalmente un
bambino, armatosi di coraggio come solo i bambini possono fare, si avvicinò al
Gianluca e, tirandolo per il costume gli disse “ma tu giochi a pallavolo come
lavoro?”. Il Gianluca sorrise bonariamente, quasi schernendosi il volto, si girò,
lo prese in braccio. La madre trattenne il fiato, volendo quasi intervenire,
poi rimase ferma. Il Gianlu disse “magari figlio mio, magari…” e lo rimise a
terra, accarenzandogli la testa. La madre in uno scatto lo riprese e lo riportò
sull’asciugamano riimproverandolo “non disturbare più quell’uomo!!! Quell’uomo
è un pirata…è il Corsaro Nero!!”
Pochi giorni prima, sempre con la spiaggia come scenario, Federico era
impegnato nello spiegare ai novellini le regole del Bang. Per chi non avesse
avuto modo di frequentare case di cura, preciso che Federico è noto per la
calma e la tranquillità con cui interagisce con gli esseri umani. Insomma, il
Gianluca non aveva mai avuto occasione di giocarci ma nonostate la complessità
del gioco, dopo pochi minuti era già padrone della situazione. Dispensava bang,
evitava colpi, cambiava armi, metteva in prigione orde di malviventi mentre
beveva birra dietro ad un barile di rum. Nulla poteva fermarlo. Eliminati 3
concorrenti era inesorabile, proseguiva nella sua strada di giustizia senza
intoppi fino a cheprese a guardare dritto negli occhi Federico che, dapprima
tentò di mantenere la solita calma, poi cominciò a sudare tentando di sostenere
lo sguardo ed alla fine, frustratto dallo sguardo magnetico del Gianluca prese
a gridare “TI SEMBRA IL TUO TURNO????”. Bang! – rispose freddamente Gianluca. E
Federico cadde a terra sfinito, come morto, lasciando cadere le carte a terra.
Era impossibile batterlo.
Tutto quanto finora raccontato non rende giustizia al vero Gianluca.
Il massacro di giovani donne avvenuto in queste zone in appena 15 giorni ha
dell’incredibile. Ma andiamo con ordine. Racconterò pochi ma significativi
episodi delle vacanze del Ragioniere. Armato della mia buona quantità di
autostima me ne andai col ragioniere alla Berlecata. Il Gianlu era già in zona
per un sopralluogo. L’eroe si vede anche dalle piccole cose, da come studia i
particolari, i dettagli, da come prepara il luogo. Insomma, quando arrivai a
Sasso tutto sembrava normale, esattamente come lo ricordavo. Questo perché il
mio occhio, all’epoca inesperto, non vedeva. Non poteva vedere. Presi una birra
e rimasi in attesa di incontrare il Ragioniere al luogo indicato
intrattenendomi a parlare con un’amica di vecchia data. Il discorso sembrave
tenere, nonostante la musica ad alto volume. Fu quando arrivò il Gianluca che
le cose cambiarano. C……. (così si chiamava la ragazza) interruppe la
conversazione di botto, cominciando a ballare in maniera sensuale intorno a me
ed al Gianluca. Dopo qualche minuto cercai di far notare la cosa al Gianluca
che per tutta risposta mi disse “chi???” portandomi più lontano, con lo sguardo
di chi aveva capito perfettamente la situazione ma non era interessato. Pian
piano, parlottando, ci avvicinammo ai Lost in Blues e solo lì capii: il
ragioniere non voleva essere conquistato, voleva conquistare. Cominciò a quel
punto a canticchiare insieme alla Band, aumentando pian piano il tono della
voce ed il ritmo del movimento. Non so come successe. Ma dopo pochi minuti, io,
di animo schivo e genericamente timido, ero lì a ballare, ad agitarmi
scompostamente secondo quello che solo in seguito seppi essere “il ballo del
ragioniere”. Le donne ci guardavano, seguivano il nostro ballo, sorridevano, ci
imitavano. Il cantante smise di cantare, gianluca aveva rubato la scena e la
musica non aveva più senso. Io lo scimmiottavo con scarsi risultati nella
speranza che anche per me, quel ballo, potesse produrre lo stesso effetto sulle
ragazze che intanto avevano formato una specie di hola. Gianluca a quel punto,
rendendosi conto del pericolo a cui andava in contro, finì con l’ultima canzone
e mi portò via. Di nuovo, almeno apparentemente, senza aver concluso nulla.
Scendendo il vicoletto che porta alla piazza centrale il ragionere mi diede
un’importante lezione di vita: ogni cosa, anche la più insignificante, può
trasformarsi in qualcosa di magico. Conficcato nel muro, saldamente appeso,
c’era un anello di metallo. In un attimo il Gianluca era lì, reggendosi
dapprima con due braccia e subito dopo con una sola mano, che ballava in
verticale su un muro. Di nuovo folla di ragazze, di nuovo attonite ed in stato
di completa ammirazione. Una di esse si avvicinò e l’unica cosa che potei
sentire mentre lei gli sussurravva parole nell’orecchio fu: quell’anello lo
usavano per attacare gli animali feroci…fammi essere la tua tigre…roarrrrrrr.
Lui, di nuovo non curante delle attenzioni della folla femminile,
scese dal muro e proseguì la serata. La serata andò avanti così per qualche
ora. Nel riscendere, chiesi a Gianluca il perchènon avesse mai approfondito con
nessuna delle pretendenti e lui, riponendo il cellulare nella tasca mi disse:
- le hai viste quelle 3 sorelle che ballavano con noi?
- eh si, carine…ma erano 3 sorelle, impossibile abordarle!
Sorriso del ragioniere – Domani vengono al mare con noi – disse
tranquillo.
- eh ma…e le altre?
- beh vengono al mare anche loro!
- ma…ma…ma….anche la tigre???
- anche – disse sbadigliando.
Lo ammetto, quella sera ebbi l’impressione che stesse bluffando. Non
era così.
Il giorno dopo, incuriosito, me ne andai al mare, tranquillamente.
Quando arrivai in spiaggia, a tuttoprima non riuscii a trovare il gruppetto di
amici, poi, guardando meglio, riconobbi Gianluca: era tra 6 ragazze, che, con
la consueta calma, disponeva per bene l’asciugamano. Arrivato, completamente
inibito dalla situazione e nel tentativo di togliermi dall’imbarazzo al più
presto, dissi che sarei andato a fare due tiri a pallavolo in acqua. Gianluca,
senza dire mi segui e, ad un mio tentennamento disse “lasciale lì, mi hanno
aspettato per 35 anni, possono continuare…”. Passò più di un’ora, diedi uno
sguardo e vidi da lontano le 6 ragazze che guardavano, come uccellini che
aspettano il cibo, verso la zona dove stavamo giocando noi. Dissi a Gianluca
quanto avevo appena rilevato e lui, per tutta risposta disse “hanno aspettato
35 anni e un’ora, possono continuare…”. Alla terza ora consecutiva di non calcolamento
vidi da lontano le tipe che raccoglievano, deluse, le loro cose per andare via.
Lo feci notare a Gianluca il quale, annoiato, prese la via della spiaggia per
convincerle a restate. Almeno, questo è quanto mi sarei aspettato. AL
contrario, il ragioniere diede loro il benservito (probabilmente, ma di questo
non sono sicuro perché ero lontano, sbadigliando). Nei giorni successivi
ricevette ancora degli sms con i quali gli veniva chiesto e richiesto di andare
a vari festini. Quando loro andavano ad un festino, lui andava ad un altro. Mi
disse: piuttosto che stare due sere con la stessa ragazza, ci vestiamo tutti da
Garibaldini…
Di queste storie potrei raccontarne un’infinità ma il tempo stringe.
Come quella volta che a Losanna lusingò una ragazza dandole della losanga.
Piuttosto però che continuare con anedotti vari, vorrei concludere questo
racconto con una perla di saggezza che il nostro ragioniere mi lasciò prima di
ripartire per Forlì.
Nessun commento:
Posta un commento